Sebastian Vettel, la promessa della F.1 dal cuore tenero e dalla vita ‘normale’

di Redazione 1

L’ultima immagine che ci ha regalato Sebastian Vettel è quella di un pilota sconsolato che accosta la sua macchina dopo aver perso incredibilmente il primo Gran Premio della stagione 2010. Se la sua Red Bull non l’avesse tradito, il tedesco avrebbe vinto la gara in Bahrain, nonostante alle sue spalle la Ferrari di Fernando Alonso avrebbe finito per tallonarlo fin sul traguardo.

Ma Vettel – considerato dagli esperti di F.1 come l’erede di Michael Schumacher – non è un ragazzo che si arrende alla prima difficoltà. Dopo il quarto posto nel deserto, il giovane pilota della Red Bull (23 anni il prossimo 3 luglio) pensa già al futuro (nuovo appuntamento con la F.1 a fine marzo in Australia) e sul sito ufficiale della Formula 1 si confessa a ruota libera. Chi l’avrebbe mai immaginato che il biondissimo tedesco si è commosso guardando “La vita è bella”?

E che l’appuntamento “da sogno” avrebbe come protagonista la sua ragazza (si chiama Hanna ed è bionda come il pilota)? Oppure che la sua paura peggiore sono i topi? È una storia di un ragazzo semplice, quella di Vettel che improvvisamente si è ritrovato proiettato nella F.1 che conta a lottare per il titolo mondiale, sfiorato lo scorso anno arrivando secondo alle spalle di Jenson Button. Da ragazzo non avevo un ‘piano-B’ nel caso non fossi riuscito a sfondare in F.1” dice il tedesco della Red Bull che pare essersi già messo alle spalle la delusione del Bahrain. “L’ultima volta che sono stato furioso? Nei test invernali, ma non vi dico perché. E poi la scorsa settimana: ho eprso a badminton contro il mio allenatore. È stata una sconfitta che mi ha bruciato”.

Ma nella vita ‘normale’, com’è Vettel? “Non leggo molti libri, preferisco il cinema. Odio gli ingorghi e le aree per i fumatori negli aeroporti. E poi la sveglia presto la mattina. Nel tempo libero ascolto musica Raggae e non bevo mai caffè preferisco l’acqua”. Ma quali sono gli idoli di Vettel? “Facile, sono i tre Michael: Jackson, Jordan e Schumacher”. Chiamatelo predestinato, se volete. Ma battere il proprio beniamino in pista è una soddisfazione che non ha prezzo.

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