Opel, tutto deciso: no a Fiat, sì a Magna

di Redazione 2

opel-sceglie-magnaFinisce la telenovela, per riprendere le parole di Sergio Marchionne. Per Angela Merkel, cancelliere tedesco, è la “soluzione migliore, l’intesa e’ stata raggiunta con l’aiuto del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con cui ho avuto un colloquio telefonico poco prima della chiusura delle trattative”.

Opel ha scelto: accordo raggiunto con Magna.

La cancelliera ha precisato che sono state rispettate le regole europee e che sono state garantite le tutele per i lavoratori negli stabilimenti tedeschi.

Merkel si e’ quindi detta fiduciosa che i dettagli dell’operazione potranno essere definiti a breve. I dettagli della trattativa verranno definiti nel tempo di un mese: l’accordo è stato raggiunto nel cuore della notte del 30 maggio 2009 alle 2.20.

Ad annunciarlo il ministro delle Finanze tedesco, il socialdemocratico Peer Steinbrueck, al termine di una maratona di appuntamenti durati la bellezza di 12 ore. Magna dunque diventa un colosso da cinque milioni di vetture all’anno, con un forte orientamento sul mercati orientali della Russia e dell’ex Unione sovietica.

Al gruppo austro-canadese andrà il 20% della Opel, alla Sberbank il 35%, alla Gm rimarra’ il 35%, mentre i dipendenti controlleranno il 10% e la General Motors si separerà dal colosso tedesco dopo 80 anni di matrimonio. Tre i punti sui quali si è dettagliato l’accordo: un memorandum d’intesa con la Magna, l’amministrazione fiduciaria per la Opel e il prestito ponte da un miliardo e mezzo di euro erogato dal governo federale e dai quattro Laender tedeschi che ospitano gli impianti della casa automobilistica. Decisione difficile, quella del gabinetto tedesco. A riassumere la complessità degli istanti decisivi ci ha pensato ancora Angela Merkel:

“Avevamo tutta la responsabilità di questa decisione. Dovevamo valutare i rischi di un’alternativa che non poteva essere valida. Per questo la decisione non è stata facile ma quella raggiunta è una soluzione politicamente ragionevole. Abbiamo fatto in modo che i dipendenti mantenessero il loro posto di lavoro e abbiamo salvaguardato gli impianti in Germania. Abbiamo rappresentato i loro interessi”.

Per ora nessun commento da parte dei vertici Fiat, dal Lingotto tutto tace. Restano solo le parole di Sergio Marchionne che ieri aveva lasciato intendere di conoscere la decisione del governo giallo-nero-rosso e si era lasciato sfuggire un emblematico: “Sembra una soap opera. Se la spuntasse Magna non morirebbe nessuno”.

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