Mercato auto, ACI chiede di alleggerire la pressione fiscale

di gianni puglisi Commenta

Questa volta è stata l’ACI ad alzare i toni dello scontro, dopo che sono stati pubblicati, negli ultimi giorni, i risultati ottenuti dal mercato auto sia in Italia che in Europa. Senza ombra di dubbio vedere come in altri paesi, come ad esempio gli Usa, il settore delle quattro ruote si sta pian piano riprendendo (in alcuni casi sfruttando delle vetture che sono già state lanciate sui nostri mercati), porta molta frustrazione.

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E’ abbastanza evidente come serva un’analisi lunga e dettagliata per comprendere bene le ragioni di questa situazione in cui ci siamo venuti a trovare, ma secondo Angelo Sticchi Damiani, il presidente dell’ACI, le colpe dell’impossibilità di arrivare ad una ripresa del mercato auto in Italia sono legate essenzialmente ai costi dell’auto ed alla pressione fiscale.

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I MOTIVI DELLA MANCATA RIPRESA DEL SETTORE AUTO

Il presidente dell’ACI Damiani ha rilasciato un’intervista a tutto campo, in cui esprime il suo pensiero in modo anche piuttosto acceso: secondo Damiani, l’attuale situazione è colpa della pressione fiscale, che è incrementata inesorabilmente durante gli ultimi anni, e per via dei continui aumenti da sostenere per un’auto di proprietà.
I costi di gestione per l’auto, fa notare il presidente dell’ACI, hanno subito un aumento pari al 4,5% solamente nel 2012, sono arrivati fino alla mostruosa cifra di 3425 euro ogni anno per ciascuna vettura: si può comprendere facilmente, quindi, il motivo per cui, dagli ultimi rapporti ACI-CENSIS, emerge l’impossibilità per tanti italiani di acquistare una vettura nei prossimi tre anni.

PRESSIONE FISCALE SULLA RC AUTO SESTUPLICATA

Proprio per questa ragione, secondo Damiani uno dei primi compiti di qualsiasi candidato premier dovrebbe essere rappresentato proprio dall’alleggerimento del carico fiscale, sopratutto per via del fatto che l’intero comparto auto è ormai privo di forze.
L’ACi ha voluto evidenziare come gli oneri fiscali, dal 1990 ad oggi, siano passati da 28,5 milioni di euro agli attuali 60 miliardi di euro, con la pressione fiscale sulla polizza Rc auto che è stata quasi sestuplicata.

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