Lotus verrà venduta da Proton?

di Redazione 1

Era l’anno 1996 quando l’azienda malese Proton acquistò Lotus, la casa automobilistica fondata da Colin Chapman. Sono passati quindici anni ed oggi, complice anche il periodo economico, il matrimonio tra i due marchi sembra scricchiolare: secondo un’indiscrezione, il management di Proton sta vagliando anche la possibilità di vendere la società britannica di Hethel, oggi guidata da Dany Bahar. Perché?

Nel corso di questo quindicennio, la casa automobilistica Lotus ha prodotto numerose versioni speciali di modelli esistenti (ad esempio di Lotus Elise) e davvero poche nuove vetture (Lotus Evora soltanto, a dire il vero). Queste mosse, però, non sono state sufficienti a garantire a Proton il profitto: dal 1996 ad oggi, la società malese non ha ancora guadagnato grazie alla sua controllata. E, secondo le stime e le previsioni degli analisti, questo non accadrà sino al 2014, anno in cui la casa automobilistica del Loto dovrebbe tornare in pareggio e riuscire a racimolare denaro.

E chi potrebbe comprare un brand così poco allettante dal punto di vista finanziario? Ma certo: società cinesi. Le indiscrezioni suggeriscono – anche se non ci sono conferme da questo punto di vista – che Lotus potrebbe essere ceduta (ad un prezzo ancora non chiaro) a SAIC o a Genii Capital.

Dany Bahar, CEO di Lotus, dal canto suo ha commentato che il compito del management della casa automobilistica è solo quello di dimostrare di essere in linea con il piano industriale, sia agli attuali proprietari (Proton), sia a qualche ipotetico nuovo acquirente.

Non possiamo darvi la certezza che Proton stia per vendere Lotus e neppure (se questo accadrà) quando la società malese voglia cedere quella britannica.

Siamo rammaricati perché, proprio ora che Lotus si sta impegnando a dare vita ad una nuova gamma di sportive (il brand ha esposto numerose ed interessanti concept car al Salone di Parigi 2010 ed ha confermato che alcune di esse arriveranno a partire dal 2013 sul mercato), questa notizia cade come un macigno sul futuro del brand.

Photo credits | Getty Images

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