Eddie Irvine, un vicecampione del mondo che non ama troppa tecnologia in F1

di Daniele Pace Commenta

Eddie Irvine e le ultime dichiarazioni destinate a far molto discutere tra gli appassionati di Formula 1

Campione del mondo di Formula Uno? No, per un soffio! Nel 1999 sfiorò l’impresa, dovendo cedere al finlandese Mika Hakkinen su Mercedes per soli due punti. La sfida decisiva in Giappone venne vinta da Hakkinen e il terzo posto di Irvine servì a ben poco.

Eddie Irvine
Eddie Irvine

Ed è stato proprio Eddie Irvine a parlare a su L’Insider, blog che si può seguire anche su Twitter e Facebook, di come la Formula Uno si sia evoluta nel corso degli ultimi anni, tra velocità, istinto e precisione che sono diventate le tre tematiche più importanti attorno a cui ruota tutto il circus. Ormai, basta anche un minimo errore per compromettere non solo una gara, ma anche una stagione intera.

Eddie Irvine si può considerare ancora uno degli uomini più importanti della vecchia Formula 1, sicuramente distante sotto numerosi aspetti in confronto alle sfide e alle gare attuali, in cui Hamilton sta letteralmente dominando e ha portato in dote alla Mercedes anche il titolo costruttori, oltre ad aver vinto il Mondiale piloti. Un successo nelle ultime due gare della Ferrari, con Vettel o Leclerc, darebbe comunque morale al marchio del Cavallino Rampante in vista della prossima stagione e le quote su BetWay sono decisamente interessanti. Una F1 attuale in cui la vettura senz’altro gioca un ruolo decisamente più importante rispetto al passato, quando i piloti avevano spazio, tempi e modi per fare la differenza.

 

Irvine ha parlato anche dei nuovi circuiti cittadini che sono stati inseriti in calendario, definendoli estremamente belli, ma con delle vie di fuga eccessive. Se Irvine, da un lato, vuole sottolineare come la sicurezza di un pilota non debba essere mai in discussione, così come la sua vita, ma in ogni caso vorrebbe come chi commette errori non possa sfruttare quantomeno la possibilità di tornare subito in pista. Insomma, per il pilota britannico, guidare una monoposto di Formula Uno significa essenzialmente spingere al limite la propria vettura, senza fare errori. L’esempio che ha portato è stato quello di Charles Leclerc, che a Monza, nonostante abbia fatto due errori evidenti, è riuscito a conservare la posizione di testa e a raggiungere la vittoria alla fine.

Irvine ha affrontato anche un altro tema molto caldo come l’introduzione dell’elettronica in F1: l’ex pilota della Ferrari non è per nulla d’accordo con tutta questa tecnologia all’interno della monoposto, a partire dal DRS che, a suo dire, rende tutto troppo semplice. Ai suoi tempi, invece, qualsiasi errore poteva costare caro, anche quando veniva fatto nelle prove libere del venerdì. Sul paragone tra i piloti attuali e quelli della sua epoca, Irvine ha messo in evidenza come, con ogni probabilità, la qualità media dei piloti attuali sia persino superiore rispetto alla sua epoca. Ha sottolineato anche come l’evoluzione tecnologica abbia permesso di realizzare vetture molto valide e che seguono alla perfezione l’aerodinamica. Insomma, secondo il buon Eddie tutta questa tecnologia ha reso più semplice il compito del pilota, con velocità di punta decisamente più alte. I tempi migliori attuali derivano anche dal fatto che i piloti, ora, devono concentrarsi esclusivamente sulla guida, mentre una volta dovevano preoccuparsi anche del cambio di marcia e di gestire la frizione.

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