Lamborghini Estoque, il Presidente vuole la berlina e non il SUV di lusso

di Redazione Commenta

È ancora valida l’idea che Lamborghini produca un terzo modello, da aggiungere alla gamma già composta da Lamborghini Murcielago (presto sostituita da Lamborghini Jota o Lamborghini Aventaor, come chiamarla si voglia) e da Lamborghini Gallardo? Si: il fermo proposito di dare nuove forme alla gamma del costruttore di Sant’Agata Bolognese è ancora forte, nei corridoi del management del Toro. Ripetutamente, era parso che la scelta fosse caduta su un SUV: un fuoristrada di lusso, di dimensioni e potenze importanti, che potesse ricavarsi una nicchia specifica all’interno del mercato. La realtà vuole, invece, una svolta differente: vediamolo.

La scelta preferita di Stephan Winkelmann, Presidente e Amministratore Delegato di Lamborghini, non sarebbe un crossover, bensì una berlina di lusso, ipoteticamente vicina alle coupé a quattro porte come Aston Martin Rapide, Audi A7 Sportback, Mercedes CLS e Porsche Panamera. La concept car Lamborghini Estoque aveva anticipato la passione per questa tipologia di carrozzeria durante il 2008, anche se l’idea di produrre una tre volumi di grandi dimensioni era caduta nel dimenticatoio, fermata in più occasioni da questo o quell’ostacolo. Winkelmann considererebbe, invece, questa scelta la migliore, perché offrirebbe un maggiore successo e perché la concept car Estoque, realizzata dal costruttore del Gruppo Volkswagen, ha a tal punto raccolto consensi da essere ancora oggetto di richieste da parte di appassionati.

Il Chairman e Chief Executive Officer di casa Lamborghini è convinto che una berlina di lusso firmata dal Toro sarebbe in grado di raccogliere nuovi clienti, anche per una maggiore fruibilità data dalle quattro portiere e dalle due sedute aggiuntive rispetto alle supercar oggi offerte dalla gamma Lamborghini. Per Winkelmann, un SUV non sarebbe, al contrario, un’auto di lusso, come nelle intenzioni e nella tradizione della maison: una berlina potrebbe garantire un ottimo apprezzamento anche nei mercati orientali, come quello cinese. Il manager, tuttavia, precisa che la scelta sarà presa su scala internazionale e non solo in base alle richieste di un economia singola, come quella della Cina (seppur di grande impatto per il fatturato complessivo dell’azienda di Sant’Agata Bolognese).

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