F1 Bahrain, i team sono pronti a non correre

di gianni puglisi Commenta

Proteste, violenze e manifestazioni stanno rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della gara in Bahrain, così le squadre si sono organizzate nel caso in cui non si dovesse svolgere il Gran Premio.

Per tutti coloro che saranno presenti in Cina è previsto infatti un doppio biglietto, il primo nel caso in cui l’appuntamento dovesse essere rispettato come da calendario. Il secondo diversamente con destinazione Europa. I responsabili delle squadre si incontreranno in Cina per prendere una decisione, intanto la FIA sta monitorando costantemente la situazione del paese.



COSA SUCCEDE IN BAHRAIN – La FIA se lo sta chiedendo e vuole vederci chiaro, nonostante la risposta sembra ogni giorno più scontata che mai. Damon Hill, precedentemente impiegato in una task force con il compito di valutare le condizioni ha cambiato idea ed ha spinto affinché la F1 non vada a correre nel deserto. A sostegno dell’ex campione del mondo e attuale commentatore su Sky, si è schierato il parlamentare inglese Burden, il quale ha messo in dubbio che lo sport possa essere unificatore quando all’interno del paese sussistono problemi che mettono in pericolo la vita delle persone. La FIA ha così spiegato la sua posizione

La FIA è in costante monitoraggio per la valutazione della situazione nel Regno del Bahrain. Siamo in contatto quotidiano con le massime autorità, le principali ambasciate europee e i promotori locali di BIC (Bahrain International Circuit), nonché il promotore internazionale. La FIA è il garante della sicurezza dell’evento gara e si affida, come avviene in ogni altro paese, alle autorità locali per garantire la sicurezza. A questo proposito ci è stato ripetutamente assicurato dalle più alte autorità in Bahrain che tutte le questioni di sicurezza sono sotto controllo


PERICOLO IN BAHRAIN – Gli organizzatori della gara negli ultimi mesi erano riusciti a far passare l’evento nella sua normalità, sfruttando una politica che permetteva di vedere il GP come elemento di unione nel paese. Recenti scontri e la morte di alcuni manifestanti hanno rimesso tutto in discussione, ma soprattutto è apparso in evidenza la volontà da parte dei protestanti di utilizzare lo sport, attraverso atti terroristici, come canale per far vedere al mondo intero il malcontento del paese contro le autorità locali.

Il 14 febbraio in particolare, un movimento di opposizione della gioventù ha emesso un comunicato indirizzato a gli sponsor, a gli organizzatori e spettatori, dove è stata messa in forte dubbio la sicurezza nel caso in cui la gara si fosse svolta.

Photo credits | Getty Images

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