Detroit. Protagonista di una visita ufficiale all’impianto Jefferson North della Chrysler da parte del Presidente USA Barack Obama, l’AD di Fiat (e del gruppo statunitense) Sergio Marchionne è stato accolto come un vero e proprio salvatore della patria. Al punto che anche l’inquilino della Casa Bianca lo ha ringraziato pubblicamente e lo ha apostrofato come autore di “un gran lavoro“.
Un gran lavoro rintracciabile facilmente negli obiettivi che il manager italiano ha prefissato per la “sorella piccola” di Detroit: raddoppio delle vendite annuali di Chrysler in Europa e Sud America (pari a 200.000 vetture commercializzate) e ravvivamento dell’impianto di Sterling Heighs ,nel Michigan, che invece di chiudere nel 2012 come previsto, vedrà l’introduzione di un secondo turno di lavoro per circa 900 operai.
Inebriato dai successo oltreoceano, Marchionne non ha dimenticato di lanciare la “solita” frecciatina all’Italia. L’AD del gruppo del Lingotto ha infatti commentato le difficoltà che la sua azienda sta attraversando in Italia spiegando che “In Italia Fiat ha responsabilità che vanno al di là di una casa automobilistica. E il ruolo che il governo americano ha giocato qui è molto diverso da quello giocato in Italia“.
Possiamo dargli torto?
[Photo Credits | jurvetson]
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