F1 calendario, Ecclestone vuole superare le 20 gare

di gianni puglisi 1

In vista del nuovo Patto della Concordia, pare che Mister B. stia lavorando ad un piano per costringere le squadre ad accettare un nuovo calendario con 24 eventi in una stagione.
f1 calendario ecclestone vuole superare le 20 gare
Attualmente esistono delle restrizioni che servono a garantire dei periodi di pausa per il personale in Formula Uno, ma questo può essere aggirato se la proposta si traducesse in un guadagno per le squadre. Se così dovesse finire le squadre di F1 potrebbero essere costrette a comportarsi come in NASCAR, dove per far riposare i propri addetti sono state create due squadre che si alternano durante il campionato.


bandiere formula uno
SUPER CALENDARIO F1 – Attualmente ci sono 20 gare e il detentore dei diritti commerciali di norma è costretto a mettere almeno la metà di eventi in Europa e negli USA. Quest’anno in Europa ci sono solo 8 gare e con il nuovo GP degli USA si arriva a 9. Sicuramente il Canada ha avuto un’interpretazione particolare per compensare l’evento mancante. Per quanto riguarda le restrizioni che non permettono il superamento delle 20 gare, esse sono date dai costi e dalle pause stabilite.

Ecclestone deve garantire 12 settimane di pausa invernale tra un campionato e l’altro e 3 settimane di pausa estiva che quasi sempre viene programmata ad agosto. Per quanto riguarda la riduzione dei costi possono essere prese diverse soluzioni, ma un drastico aumento a 24 gare può costringere i team a doversi munire di una doppia squadra per alternarsi durante gli eventi. Questo succede già in sport motoristici come la NASCAR, dove con la presenza di 36 gare, il personale ha la necessità di essere sostituito . Ma chi potrà permettersi un costo del genere? Ovviamente non la HRT o la Marussia.

Per Ecclestone sarebbe tutto da guadagnare. Si stima un’entrata di 160 milioni di dollari in più. Questi sono i soldi che pagherebbero solo i paesi ospitanti, poi c’è da considerare il guadagno proveniente dall’aumento dei costi dei diritti televisivi.

Photo credits | Getty Images

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